Il Bodywork è un metodo psicoterapeutico che integra il dialogo verbale tra paziente e terapeuta con tecniche di lavoro sul corpo che hanno la funzione di modificare i modelli del respiro, dell’organizzazione muscolare e dello schema corporeo.
Le connessioni tra i disturbi del respiro e i disturbi della funzione sono state accertate da
diversi autori fin dalla metà del secolo scorso, soprattutto dalla corrente di bioenergetica,
fondata da Reich poi portata avanti e approfondita da Lowen.
Attualmente è ormai condiviso da tutti coloro che lavorano nel campo psicologico e della relazione di aiuto che corpo e mente vanno considerate come una unità, superando la visione che ha visto incentrare l’interesse più sugli aspetti cognitivi/razionali che sul corpo, come somatizzazione del disagio.
Nel corpo si depositano invece molte tensioni e blocchi, che assolvono allo scopo di controllare l’espressione di esperienze ed emozioni ritenute pericolose o poco funzionali in determinati momenti della vita. Si impara presto nella vita che trattenere il fiato può sopprimere sentimenti dolorosi o spaventosi. Limitare la profondità del proprio respiro riduce l’intensità di tutti i sentimenti.
Quindi, ogni muscolo cronicamente teso nel corpo riflette un conflitto interno tra un impulso o sentimento e l’espressione di quell’impulso o sentimento. Una gola tesa potrà trattenere impulsi al piangere o al gridare. Un bacino relativamente immobile, a causa di tensione inconscia dei muscoli che circondano quella struttura, diminuirà la forza della scarica sessuale.
Quindi, la tensione muscolare, se da un lato può rappresentare una valida difesa nel momento della difficoltà massima, in realtà, se non sciolta in breve tempo, immobilizza il corpo, riducendo significativamente le possibilità di percezione e di emozione dell’individuo, intralciando una vita piena e la soddisfazione dei propri reali bisogni e desideri.
Il bodywork gestaltico è una tecnica che, lavorando su aspetti emotivi molto profondi, favorisce la regressione a momenti passati della nostra vita e permette di ri-attualizzarli, viverli, anche se con minore intensità emotiva, e re-integrarli a livello cognitivo, non consentendo più loro di interferire con il nostro presente.
È un ottimo metodo per lavorare con traumi e storie difficili. L’essere vivi è inversamente proporzionale alla rigidità. Lavorando sul ripristino di un movimento respiratorio fluido si può favorire piuttosto velocemente il contatto con i vissuti emotivi che sottostanno ai nostri blocchi muscolari.
L’espressione di tali vissuti, accompagnata da un terapeuta formato in tale disciplina, permette di acquisire consapevolezza profonda di alcuni aspetti di sé celati e integrare così le esperienze negative o traumatiche che abbiamo apparentemente eliminato ma che lavorano sotto la nostra corazza muscolare, fuori dal nostro controllo.