In Psicoterapia della Gestalt il gruppo rappresenta il “terzo elemento” della relazione: permette ai partecipanti di osservare e comprendere meglio le proprie modalità relazionali e offre le risorse di tutti al servizio di ognuno.
Il gruppo di Gestalt diventa il luogo di rappresentazione dei conflitti interni e di relazione con gli altri: ciò può essere agito attraverso le drammatizzazioni, le rappresentazioni di situazioni inconcluse, il passaggio dal lavoro con la polarità duale (top-dog / under-dog) alle multipolarità.
La costruzione della scena corrisponde spesso alla oggettivazione, da parte del paziente, dall’empasse che vive. Il blocco intrapsichico da luogo mentale si trasforma in un oggetto esterno che può essere visto, ascoltato, elaborato.
Nella terapia di gruppo il terapeuta non è più l’unico centro di interesse del paziente: c’è la possibilità di ridistribuire sul gruppo energie e proiezioni.
Il gruppo diventa, attraverso la psicoterapia, un luogo terapeutico: un contesto di incontro tra persone, definito da tempo, spazi e modalità di relazione, in cui ogni partecipante può parlare di sé o ascoltare gli altri, può gettare in mezzo nello spazio comune reale e simbolico interno del gruppo ansie, sentimenti, storie, vissuti senza il pericolo di essere giudicato.
La terapia della Gestalt crea un nuovo modello che è al tempo stesso psicologico e sociale, in cui l’obiettivo non è più solo quello di curare i pazienti, ma diventa anche quello di apprendere qualcosa su di sé o di accrescere la propria personalità: la “normalità” entra così nelle stanze della terapia.
L’individuo è sempre in figura e il gruppo riveste il ruolo di cassa di risonanza delle problematiche individuali o quello di contenitore emotivo della persona che lavora. Il gruppo è una insostituibile fonte di sostegno ambientale che manca nella terapia individuale.
La forza del lavoro si amplifica, facilitando la propria ricognizione di sé e la stabilizzazione delle scoperte e delle conquiste fatte.