L’incertezza sanitaria connessa alla adozione dei bambini piccoli

Adottare un bimbo molto piccolo può comportare dei rischi sanitari. Le coppie devono essere adeguatamente preparate

Il desiderio di adottare bambini piccoli è molto comune, soprattutto nelle prime fasi in cui si comincia a nutrire il progetto adottivo. Questo desiderio fa parte di un percorso naturale e comprensibile, come se fosse la prima fase della trasformazione dal desiderio di genitorialità biologica a quella adottiva.

Inoltre adottare bambini piccoli è immaginato e percepito come più “semplice”, evidenziando talvolta una certa tendenza all’idealizzazione.

Bambini piccoli e adozione: il rischio sanitario

In realtà ci sono dei rischi che dobbiamo prendere in considerazione, in primis quello “sanitario”. Le maggiori patologie infantili sono trattate dalla neuropsichiatria infantile, che è la disciplina che si occupa della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche e psichiatriche dell’età evolutiva (da 0 a 18 anni) e dei disordini dello sviluppo del bambino nei suoi vari ambiti di espressione (psicomotorio, linguistico, cognitivo, emotivo e relazionale).

La dicitura usata in neuropsichiatria infantile di ritardo psicomotorio è una modalità con cui si segnala il ritardo delle principali competenze psicomotorie (motricità, linguaggio, schema corporeo, percettiva, spazio-temporale, grafica ecc.). Tale definizione viene usata soprattutto nei bambini più piccoli dove lo sviluppo delle competenze cognitive è più difficilmente valutabile.

In situazioni in cui il bambino nasce e cresce in seno a una famiglia “sufficientemente buona”, segni di ritardo psicomotorio potrebbero essere correlati con dei disturbi più importanti.

I bambini istituzionalizzati vivono però delle carenze così gravi nelle stimolazioni ricevute, per cui spesso presentano ritardi psicomotori, che possono essere recuperati con le giuste sollecitazioni affettive, cognitive e relazionali, e con il tempo.

Perciò, quando arrivano schede di abbinamento per l’adozione di bambini entro i 3-4 anni in cui sono segnalate alcune problematiche legate allo sviluppo, può risultare molto difficile interpretarle per permettere una diagnosi e una prognosi certe della situazione presente: per esempio un ritardo nel linguaggio di un bambino di 3 anni potrebbe derivare dalle privazioni dell’Istituto e essere dunque recuperato con un percorso logopedico, come potrebbe essere legato a un quadro sindromico più complesso.

Le diagnosi più gravi inoltre, come per esempio quelle di disturbi dello spettro autistico o di ritardo mentale vengono in genere fatte entro i primi tre anni di vita, in condizioni di crescita lineari e in famiglia. Accogliere in adozione un neonato o un bambino molto piccolo non ci permette di escludere quindi l’eventuale insorgenza successiva di tali patologie.

L’accoglienza di un bambino molto piccolo perciò può comportare dei rischi importanti dal punto di vista sanitario ed è importante che la coppia adottiva compia un percorso di consapevolezza per comprendere le implicazioni insite in questo tipo di percorso.

Dott.sa Francesca Berti

Psicologa Psicoterapeuta Ai.Bi. – Amici dei Bambini

 

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